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FUORI DAL CAOS TRA INTELLIGENZA E BELLEZZA. 
ANNABEL DAOU E MARCO MAGGI

Dal 27 Maggio all' 8 Luglio 2011 | Osart Gallery, Milano

Vernissage: mercoledì, 30 Novembre 2016 dalle ore 18.30

A cura di Daniela Palazzoli

 

Con questa mostra Osart Gallery presenta a Milano due artisti – la libanese americana Annabel Daou (Beirut, 1967 ) e l’uruguaiano, di origini italiane, Marco Maggi (Montevideo, 1957) - che è più facile definire come cittadini del mondo – entrambi lavorano, espongono e sono conosciuti in diversi continenti - che come abitanti di uno specifico e permanente orizzonte geografico -culturale. Viaggiare e creare, inserendosi nella realtà non turistica di diverse parti del mondo, ha portato entrambi ad afferrare d’acchito le condizioni ambientali, culturali, e la vita sociale di molti paesi. Essi sono sensibili –ognuno a suo modo – all’avanzare degli effetti di una globalizzazione che si afferma anche attraverso l’omologazione e l’uso spietatamente anestetico dei media di massa.

E la loro arte, intesa più come un processo che come un prodotto finito, mira a coinvolgerci sia nella lettura delle opere che riguardo agli atteggiamenti di fondo con cui ognuno di noi trasforma in un dialogo il loro modo di andare oltre le apparenze della realtà visiva.

Entrando nella galleria , scopriamo che l’installazione di Marco Maggi comincia subito, e dal pavimento: è una sorta di labirinto di risme di bellissima tattile carta. Presentandoci un rituale a noi sconosciuto, il suo percorso ci trattiene , creandoci subito il dubbio di cosa e dove guardare, e di come muoverci per primo: mi adatto prima al gioco del pavimento , o vado subito a guardare le opere alla parete? Esse mi attraggono, ma con quei piccoli magici segni incisi con la precisione e la delicatezza di un bisturi, vanno senz’altro viste da vicino! Con queste domande siamo già in pieno ‘clima Maggi’. Infatti la sua capacità di offrirci la visione delle sue opere, composte da segni rarefatti e minuscoli e spesso tridimensionali, come ‘un’attività sovversiva’, è proverbiale. In questa epoca globale frenetica dove “si sa sempre di più, ma si capisce sempre di meno”, Marco Maggi costruisce degli ambienti alternativi, con regole proprie, il cui scopo è quello di rallentarci, grazie all’offerta di una osservazione – ricca di sorprese visive, e di una bellezza gratificante – che incoraggia l’attenzione ed il piacere di afferrare sensi e controsensi, nascosti in questi segni di per sé minuscoli e non da palcoscenico. Citiamo per tutti il bellissimo omaggio a Lucio Fontana con le sue dinamiche, e la possibilità di letture multiple : fra davanti e retro; e i giochi e le interpretazione fra colori, tagli e persino emergenze plastiche, laddove i tagli nella carta fuoriescono e divengono forme tridimensionali.

Annabel Daou, da parte sua allude spesso al ‘Chaos’ – che è anche il titolo di una delle opere qui esposte - che lei simbolicamente riferisce al nostro ricorrente desiderio di edificare una Babele globale e pacificata . Daou definisce questa Torre-simbolo come “ il tutto che Non può esistere, mentre le aperture nella Torre indicano sia l’inizio che la fine della comunicazione”. Nelle sue opere, ritroviamo parole scritte in alfabeto sia arabo che latino (di solito in inglese) che condividono con noi il tema ed il messaggio emotivo , psichico e razionale da cui sgorga l’opera. Citiamo ad esempio il suo progetto pensato per il padiglione del Libano alla Biennale di Venezia di quest’anno, che è composto da un milione di ics, X, a testimoniare la difficoltà di ridefinire il destino di quella tormentata nazione. Altre volte sono i fogli stessi della carta a mano, destinati a trasmetterci il suo messaggio, a divenire fisicamente i protagonisti della lotta interiore che anima il suo percorso esistenziale oltre che creativo. In questi casi il foglio diventa una specie di alter ego , stazzonato, fatto a pezzi, riparato e ricomposto, a divenire metafora ed interprete del destino, paventato o ambito, dal suo spirito.

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